Il vicus Lartidianus e il Tempio Nabateo
Magazzini, strade, banchine. E un grande tempio
Nell’area del vicus Lartidianus, è stato esplorato il cosiddetto portico delle Ninfe, con 14 colonne su una fila di 65 m, e i resti di una strada e di edifici; è stato possibile nella stessa area documentare un'ampia serie di banchine portuali e magazzini, con diverse soluzioni architettoniche per lo stoccaggio di merci e alimenti diversi (ambienti con pavimento sopraelevato, magazzini con strati di imbiancatura, una piccola stanza con dolia interrati, circondati da mosaico); è stato ri-localizzato il Tempio dei Nabatei, l’unico al di fuori del Vicino Oriente, una sorprendente scoperta del secolo scorso, quasi totalmente dimenticata: il Tempio fu creato da mercanti provenienti dall'Oriente, che avevano la loro base commerciale nel porto puteolano, e fu realizzato come un edificio pienamente romano, con iscrizioni di dedica a Dusares, loro dio. L’identificazione dell’edificio, oggi per gran parte sepolto al di sotto del sedimento del fondale, è stata possibile grazie al confronto tra i lacerti di muratura ancora emergenti dalla sabbia e le immagini dei filmati d’epoca, girati dai subacquei che avevano esplorato la zona negli anni Ottanta e Novanta del Novecento.
Il Tempio Nabateo
Sin dal XVIII secolo, nelle acque del vicus Lartidianus erano stati recuperati materiali connessi con il culto di Dushara, dio tutelare dei Nabatei. Grazie alle ricerche in corso è stato possibile localizzare due altari, e definire lo spazio di un vero e proprio luogo di culto nabateo all'interno del porto puteolano.
Il "Portico delle Ninfe"
Un lungo allineamento di colonne, per gran parte ancora in situ, delimita uno spazio pavimentato parallelo a una serie di edifici realizzati alle spalle dei magazzini portuali: è il cosiddetto Portico delle Ninfe, notato e descritto già dai viaggiatori del Grand Tour, che vi riconoscevano gli avanzi di un edificio sacro, o i resti di una villa di Cicerone.